pubblicato su Dentista Moderno n°1 -gennaio 2013
Siamo andati a vedere dove e come si pratica, ma anche con quali finalità.
Più sviluppata nel pubblico che nel privato, negli ultimi vent’anni l’odontoiatria infantile è comunque cresciuta molto, grazie al lavoro svolto dalla Società Italiana di Odontoiatria Infantile e a quanti hanno sempre creduto in questa disciplina.
Come sta l’odontoiatria infantile nel nostro Paese?
Tutto sommato abbastanza bene, anche se, dicono gli esperti, c’è ancora molto da fare per valorizzare al meglio la forza di questa disciplina: l’unica in grado di mettere in campo davvero la prevenzione nella sua forma più autentica e di infondere nell’individuo l’abitudine alla cura del cavo orale. A differenza dell’odontoiatria indirizzata all’adulto, in Italia erogata prevalentemente negli studi privati, peraltro con buoni risultati anche sul piano della qualità, quella pediatrica è diffusa soprattutto in ambito pubblico. I genitori dei bambini si rivolgono alle strutture ospedaliere e universitarie con grande fiducia.
Qui trovano risposte ai problemi, anche a quelli più complessi che l’odontoiatra privato, se non adeguatamente formato alla cura del bambino, potrebbe avere difficoltà a trattare. Pochi sono infatti i liberi professionisti che hanno scelto di dedicarsi a questa branca dell’odontoiatria, sulla quale però attualmente sembrano concentrasi nuovi interessi. Sebbene a oggi non esista ancora un network dei luoghi di cura destinati ai piccoli pazienti, la
distribuzione dei principali centri pubblici dedicati all’odontoiatria infantile (vedi box) riesce a coprire quasi ovunque le necessità del territorio.
Il quadro dunque è complessivamente positivo, anche se non mancano aree del Paese poco servite dai servizi afferenti al Ssn, che in altri casi, invece, funzionano, ma solo grazie al volontariato.
Una disciplina in continua crescita
Negli ultimi vent’anni l’odontoiatria infantile s’è sviluppata molto, dando nuove opportunità di cura ai piccoli pazienti.
“Se un tempo era il dentista generico a occuparsi dei bambini, ma solo nei casi urgenti, in presenza di situazioni acute, senza peraltro possedere competenze specifiche”, ricorda Giuseppe Marzo, presidente della Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI), “negli anni le cose sono cambiate: oggi chi tratta il bambino è un professionista formato all’odontoiatria infantile sia dal punto di vista dell’approccio psicologico, il primo obiettivo di un pedodontista, sia sotto il profilo delle competenze necessarie a risolvere le problematiche che peraltro si sono ridotte grazie alla prevenzione, sempre più diffusa”.
In Italia sono numerosi i centri dove si pratica l’odontoiatria infantile. “Oltre alle grandi città, dove si trovano diversi punti di eccellenza”, afferma Marzo, “credo che un po’ in tutta Italia, seppur con qualche differenza tra regione e regione, attraverso centri pubblici o privati, i livelli essenziali di assistenza siano ovunque assicurati”.
Un grande contributo allo sviluppo della cultura pedodontica in Italia l’ha dato l’Università ma anche la SIOI, attraverso l’organizzazione delle sezioni regionali.
“Furono istituite una ventina d’anni fa, sotto la presidenza del professor Guido Gallusi”, ricorda Marzo, “con l’obiettivo di creare occasioni di incontro scientifico nelle grandi città, ma anche nelle aree più periferiche così da diffondere in modo capillare la pratica di questa disciplina”. Una
branca dell’odontoiatria che per essere esercitata con successo richiede una certa propensione verso i bambini, ma anche un’adeguata formazione. “Purtroppo”, spiega Marzo, “a oggi non esiste ancora una scuola di specializzazione di cui ci sarebbe invece bisogno, tuttavia esistono master e corsi di perfezionamento, attivi presso le principali sedi universitarie”.
Le occasioni e gli strumenti per avvicinarsi a questa branca dell’odontoiatria dunque non mancano, tuttavia, per chi non avesse le carte in regola per accogliere i bambini nel proprio studio, c’è la possibilità di chiedere aiuto. “Nel sito web della SIOI, che quest’anno ha superato la soglia dei mille iscritti”, fa sapere Marzo, “sono disponibili gli indirizzi dei soci. In questo modo si realizza la possibilità da parte dei cittadini di venire a conoscenza sia delle strutture pubbliche di riferimento sia degli studi dove si pratica questa disciplina.
Perché, non dimentichiamolo, intervenire precocemente sulle patologie significa evitare danni biologici al bambino, ma anche formare il paziente di domani che avrà maggior consapevolezza dell’importanza della cura e del valore della salute del cavo orale”.
L’importanza dell’odontoiatria pediatrica
L’odontoiatria infantile, oggi meglio definita “odontoiatria pediatrica”, sta all’odontoiatria come la pediatria sta alla medicina.
In altre parole, esordisce Giuseppe Siciliani, Docente di Odontoiatria presso l’Università di Ferrara, Presidente del Corso di laurea, nonché Direttore della Scuola di Specialità di Ortodonzia nello stesso ateneo, “è una disciplina che si occupa delle problematiche del bambino a 360 gradi, con un compito aggiuntivo, quello di curare anche l’educazione dei bambini nei confronti di questa branca dell’odontoiatria”.
Il giusto approccio psicologico adottato dal professionista consente di aiutare il bambino a superare le paure, talvolta trasmesse inconsapevolmente dai genitori divenuti odontofobici a causa di esperienze negative pregresse, e di affrontare con serenità lo studio odontoiatrico, con gli odori e i rumori, non sempre piacevoli, che lo caratterizzano.
“Oltre a questo, l’altro aspetto importante dell’odontoiatria pediatrica”, spiega Siciliani, “riguarda l’accompagnamento alla crescita dei nostri pazienti. Il bambino è un soggetto dinamico in continua evoluzione, per questo alcune abitudini viziate, come parlare male, respirare in maniera inadeguata, deglutire in modo non corretto o suggere il dito, determinano un’influenza negativa sullo sviluppo dei mascellari.
Compito del professionista in questo ambito è ripristinare, nelle diverse fasi della crescita, l’armonia, così da permettere un sano sviluppo delle strutture afferenti al cavo orale”. Anche secondo Siciliani, il bambino abituato a frequentare lo studio odontoiatrico sin da piccolo, oltre a conservare nel tempo una migliore salute orale, diviene anche un paziente ideale che nel corso della sua vita si sottoporrà a controlli periodici e a tutte le cure odontoiatriche necessarie. “E pensare che in passato”, ricorda il Direttore della Scuola di Specialità di Ortodonzia dell’Università di Ferrara, l’unica, fa notare il docente, in tutta l’Emilia-Romagna, “l’odontoiatria infantile è stata trascurata: per molto tempo è stata considerata una branca secondaria dell’odontoiatria.
Anche il dentista di famiglia non l’ha mai praticata molto, un po’ perché ha sempre avuto poca pazienza nei confronti dei bambini, un po’ perché risultava anche meno redditizia rispetto alle terapie indirizzate agli adulti”. Oggi le cose sono cambiate dal punto di vista culturale, anche se di fatto nella libera professione non sono poi molti gli odontoiatri dedicati a questa branca dell’odontoiatria. “Per questa ragione”, conclude Siciliani, “credo che per i genitori dei piccoli pazienti la cosa più conveniente sia rivolgersi ai centri pubblici, sia perché c’è un vantaggio economico rispetto al privato, sia perché il livello di professionalità degli operatori è molto alto.
Per chi non avesse questa possibilità o per gli odontoiatri che, non praticando la disciplina, volessero indirizzare i pazienti a colleghi più qualificati, ci si può affidare anche ai colleghi presenti nell’elenco degli iscritti alla SIOI, la Società italiana di odontoiatria infantile che in questi anni ha contribuito molti allo sviluppo della nostra disciplina”.
Un servizio basato sul volontariato
Presso il Presidio di Odontoiatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, dove ogni anno si erogano circa 4mila prestazioni odontoiatriche indirizzate ai bambini, il tempo d’attesa per una prima visita è solo di una settimana, per un’urgenza di un’ora al massimo.
A guidare la squadra degli operatori, costituita da due medici interni, sei specializzandi in Ortognatodonzia e a turno tre odontoiatri per giornata, oltre
a due studenti in igiene dentale, è Gloria Denotti, professore associato confermato di malattie odontostomatologiche,
già presidente del Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e Presidente del Corso di Laurea in Igiene Dentale Università degli Studi di Cagliari, oggi coordinatore della classe delle professioni odontoiatriche e responsabile del presidio di Odontoiatria Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria cagliaritana. “Ho impostato il reparto secondo la mia mentalità, secondo il mio modo di intendere la cura e l’assistenza”, racconta Denotti, “credo che un paziente con un’urgenza debba essere visto immediatamente, ma il merito di quanto siamo riusciti a realizzare in questi anni è degli operatori, tutti volontari. Senza il loro contributo questo servizio, indirizzato per buona parte a una popolazione di fascia economico-sociale medio-bassa, non si sarebbe potuto realizzare. Il nostro centro è diventato il punto di riferimento della città, ma anche dei paesi del circondario”.
In Sardegna, fa sapere Denotti, c’è solo un’altra grande realtà simile, a Sassari, presso la sede universitaria: per il resto il panorama è costituito da odontoiatri libero-professionisti che sovente indirizzano i pazienti proprio presso i due centri pubblici regionali.
“Non c’è competizione“, fa sapere Denotti, “al contrario, c’è collaborazione, anche con i pediatri.
In questi anni abbiamo lavorato molto bene insieme, tanto che ora, grazie a un accordo stipulato a livello nazionale tra la Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi) e la Federazione italiana medici pediatri (Fimp), stiamo preparando un progetto da presentare alla Regione Sardegna il cui obiettivo è formare i pediatri affinché sviluppino competenze specifiche per riconoscere e intercettare le problematiche odontostomatologiche del bambino, che saranno poi trattate presso i due centri presenti nella nostra regione. Il modello è simile a quello già adottato dai pediatri per la diagnosi e la cura della displasia dell’anca, adattato alle esigenze dell’odontoiatria infantile”.
La forza attrattiva dell’odontoiatria infantile
Anche in Sicilia, a Messina, è stata creata una rete con i pediatri convenzionati che operano nella provincia, per i quali vengono organizzati incontri periodici di aggiornamento nel campo dell’Odontoiatria pediatrica. “Il nostro centro”, spiega Giancarlo Cordasco, docente di Malattie odontostomatologiche, nonché Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Odontoiatria e Odontostomatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria G. Martino”di Messina, “è ben conosciuto dai pediatri che operano in regime di convenzione e privatamente nell’ambito non solo della provincia di Messina, ma anche delle aree limitrofe, compresa la Calabria meridionale”. Il centro è un punto di riferimento anche per gli odontoiatri della zona.
“I sanitari che operano nella nostra struttura”, spiega Cordasco, “mettono a disposizione dei colleghi il know-how e l’esperienza clinica maturata nel settore anche per semplici consulti o per un supporto alla loro attività”.
In questi anni l’U.O.C. di Odontoiatria e Odontostomatologia dell’ A.O.U. “G. Martino”di Messina, dove si praticano igiene orale e profilassi, terapie conservative ed endodontiche, chirurgia pedodontica, terapie ortodontiche e ortodonzia intercettiva, è stata attrattiva anche per numerosi specializzandi in ortodonzia dell’Università di Richmond, in Virginia, che da quattro anni a questa parte, grazie a un accordo stipulato tra gli atenei, trascorrono un periodo di formazione nel centro odontoiatrico afferente all’A.O.U. “G. Martino”di Messina.
“Questa collaborazione ha permesso anche di strutturare una Summer school”, spiega Cordasco, “un corso full immersion di teoria e pratica ortopedodontica della durata di una settimana che si tiene ad anni alterni presso una delle due sedi universitarie”. Un bell’esempio di come anche nel meridione d’Italia si possa costruire qualcosa di attrattivo a livello internazionale. “Sì”, concluse Cordasco, “in effetti non capita sovente di vedere studenti americani frequentare gli ambulatori italiani”.