La carie è una malattia trasmissibile, sbagliato volerla considerare diversamente

Il presidente SIOI intervenire sulla proposta AIO

pubblicato su Odontoiatria33 

Gentile direttore  

Mi permetto di esprimere il mio pensiero sulla notizia pubblicata da Odontoiatria33 nei giorni scorsi. Leggo infatti che l’Associazione Italiana Odontoiatri si schiera con la Federazione Dentale Internazionale (FDI) e l’Associazione Internazionale per la Ricerca del Dentale (IADR) per inserire le patologie orali (carie, gengiviti, cancro orale) tra le malattie non trasmissibili che la comunità internazionale è chiamata dall’ONU a fronteggiare con interventi di prevenzione coordinati.  

Non concordo infatti sul termine che viene usato se riferito alla carie dentale come patologia orale non trasmissibile in maniera particolare se ci vogliamo riferire ai piccoli pazienti pediatrici. Questo messaggio rischia infatti di diventare fuorviante specialmente per la genesi della malattia chiamata ECC (Early Childhood Caries) che come sappiamo colpisce i piccoli pazienti provocando serissimi danni . L’epidemiologia dice che colpisce dal 4 al 12 % dei nuovi nati e anche l’ADA nel suo position statement sottolinea la trasmissibilità di questa  patologia da madre a figlio.

Non dobbiamo infatti dimenticare che il principale veicolo di flora cariogena per il piccolo è la mamma o chi lo accudisce. Perciò un bimbo che sviluppa molto precocemente una o più carie ha ricevuto i batteri che ne sono responsabili direttamente da lei o da chi si occupa di lui in maniera ravvicinata. La carie è infatti una malattia infettiva trasmissibile e quindi la prima cosa da fare è interrompere il ciclo di trasmissione della placca batterica cariogena materna a quella infantile.  

Bisogna,quanto il bambino è nato, adottare buone abitudini igieniche, come differenziare le posate dell’adulto e del bambino e non passare mai il ciuccio dalla bocca dell’adulto al neonato (si veda immagine sotto).

Ma è importantissimo anche intervenire già durante la gravidanza e abbassare la carica batterica della madre e portando quindi enormi benefici futuri e immediati anche al figlio.  

Questa è anche la campagna che come SIOI stiamo portando avanti nel 2018-19. Mi chiedo quindi se non sia il caso di rivedere la definizione proposta della malattia cariosa con il suo errato inserimento tra le malattie non trasmissibili. 

Dott: Luigi Paglia: presidente Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI)