Il congresso SIOI presenta le linee guida in pedodonzia

pubblicato su Italian Dental Journal settembre 2013

Le recentissime linee guida elaborate da Società di odontoiatria infantile e Federazione medici pediatri saranno presentate a Roma in novembre. Nel documento sono evidenziate anche le nuove indicazioni sull’utilizzo del fluoro.

Il 17° congresso nazionale della Società italiana di odontoiatria infantile si terrà a Roma il 22 e 23 novembre. L’evento ha ottenuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Collegio dei docenti di odontoiatria e il suo carattere distintivo sarà l’internazionalità. È prevista una traduzione simultanea in quattro lingue e saranno presenti relatori stranieri opinion leader nei propri settori. La loro adesione è un segno di riconoscimento per una società che conta circa mille soci, diventata molto importante nel panorama odontoiatrico italiano e ormai conosciuta anche all’estero.
Durante il congresso si terrà la riunione del board dello European Journal of Paediatric Dentistry, l’unica rivista scientifica odontoiatrica con impact factor edita in Italia e la terza al mondo tra quelle che si occupano di pedodonzia.
Il congresso nazionale della Sioi è organizzato con cadenza biennale e caratterizza il lavoro di un consiglio direttivo che normalmente rimane in carica in questo periodo di tempo. Il presidente del congresso sarà dunque Giuseppe Marzo, attuale presidente della società scientifica.

Professor Marzo, di cosa si occuperà il congresso Sioi e chi saranno i relatori più noti?
Nel corso del congresso verrà fatto il punto della situazione su vari aspetti dell’odontoiatria infantile e interverranno i relatori internazionali più titolati in ogni branca. Sull’anestesia locale in endodonzia verrà a parlare Stanley Malamed, il guru dell’anestesia a livello mondiale; Luc Martens relazionerà sull’utilizzo del laser; l’americana Euphemia Laree Johnsons sulle terapie endo-pedodontiche; Emanuele Ambu sulla rigenerazione pulpare; Aniello Ingenito e Roberto Martina, della scuola di Napoli, sull’approccio orto-pedodontico, Alessandro Marcoli sulle problematiche di conservativa ed endodonzia in traumatologia dentale e Christian Splieth sui moderni orientamenti nell’uso del fluoro.

Durante il congresso verranno presentate le “linee guida nazionali Sioi-Fimp”. Come sono state realizzate?
Gli esperti della Sioi e della Fimp (Federazione italiana medici pediatri, ndr) le hanno preparate con un impegno di quasi un anno e mezzo e hanno poi partecipato nella primavera scorsa al gruppo di lavoro che si è occupato della revisione delle linee guida ministeriali.
Il lavoro è stato condiviso da tutta la commissione ed ora è al vaglio del ministero da cui si attende una imminente divulgazione. Erano passati ormai quattro o cinque anni dall’ultima pubblicazione e si avvertiva il bisogno di un aggiornamento alla luce delle nuove evidenze scientifiche.

Quali sono le novità più rilevanti rispetto alla precedente edizione?
La più importante è certamente quella sul fluoro, che in passato veniva somministrato a livello sistemico mentre ora l’indicazione principale è di un’applicazione topica.
Il fluoro sistemico deve essere riservato unicamente a casi mirati e non proposto indiscriminatamente come accadeva fino a qualche tempo fa. In questo modo si erano anche ottenuti buoni risultati, ma le ultime indicazioni riflettono la dimostrazione di tutta la letteratura internazionale che la via di somministrazione più efficace per il fluoro è quella topica.

Quali sono gli argomenti di discussione che hanno caratterizzato l’uso del fluoro?
Premesso che è universalmente noto l’effetto benefico del fluoro come protezione e prevenzione dalla carie, la somministrazione di una sostanza con azioni farmacologiche è sempre dettata da un confronto tra rischi e benefici.
Indubbiamente, un apporto eccessivo di fluoro comporta il rischio di fluorosi, non solo nelle ossa ma anche a livello dentale.
Il fluoro viene considerato un integratore in quanto è un elemento che assumiamo anche con la normale alimentazione.
In passato veniva somministrato per favorire una corretta mineralizzazione degli elementi dentali anche a chi, però, ne aveva già un apporto sufficiente e quindi non ne avrebbe avuto bisogno.
In molti Paesi l’acqua potabile viene addizionata di fluoro qualora ne sia sprovvista naturalmente. In Italia, data l’origine vulcanica di molte zone, le acque potabili sono spesso molto ricche di ioni fluoro già alla fonte. Ne è un esempio Nepi, un paese vicino a Roma, dove l’acqua del rubinetto ha contenuti di fluoro molto elevati e la fluorosi dentale è più diffusa rispetto alla media. Tutto questo solo per far capire che per prescrivere una integrazione di fluoro per via sistemica occorre “pesare” l’apporto di fluoro che il piccolo paziente già riceve con l’alimentazione e l’acqua che beve.

Nelle linee guida si fa anche il punto sulla diffusione della carie. Qual è oggi lo stato delle cose nel nostro Paese?
C’è stata un’evidente e oggettiva riduzione della diffusione della carie a livello complessivo, grazie anche alle campagne di prevenzione che sono state fatte. Nel corso degli anni, la prevenzione ha avuto una grandissima efficacia, anche i media hanno dato un contributo notevole, basta accendere la tv per rendersi conto della pervasività della pubblicità dei prodotti per l’igiene dentale. E una grande importanza ha avuto anche la sensibilizzazione degli operatori del settore.
Tuttavia il problema è ancora presente e non si può abbassare la guardia.
La composizione della popolazione è molto cambiata e, mentre per gran parte degli italiani sono stati raggiunti standard analoghi a quelli dei Paesi più avanzati, c’è ora la necessità di lavorare su alcune fasce particolari, come quella costituita dagli immigrati, che probabilmente hanno un grado di sensibilizzazione analogo al nostro di una trentina di anni fa. Ci sono anche fasce di popolazione che vivono in certe zone periferiche e che dovrebbero essere maggiormente sensibilizzate.

Professor Marzo, la prevenzione deve variare in funzione dell’età?
Sicuramente la prevenzione in senso lato deve iniziare molto presto, perché le abitudini che si acquisiscono da bambini si mantengono poi nell’età adulta e questo concetto, che vale in generale nell’educazione, può essere trasferito all’attitudine alla prevenzione. Certo, come è scritto nelle linee guida, con i bambini piccoli bisogna usare le dovute attenzioni e ricordare di evitare i rischi di sovradosaggio, usando dentifrici con basse concentrazione di fluoro o ridotte quantità di dentifricio poste sullo spazzolino. È anche importante abituare i piccoli all’idea di seguire i consigli e ricevere i trattamenti di un igienista dentale.
Se si inizia molto presto con i principi basilari della prevenzione, nei bambini più cresciuti basterà mantenerli vivi.

Renato Torlaschi

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