pubblicato su Dentista Moderno ottobre 2012
Nato a Taranto nel 1957, Giuseppe Marzo, dallo scorso gennaio presidente della SIOI, la Società Italiana di Odontoiatria Infantile, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bologna e la specializzazione in Odontostomatologia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
La sua carriera scientifica e professionale inizia nel 1985 nel Reparto di Odontoiatria Infantile della Clinica Odontoiatrica di
Roma, sotto la guida del Professor Guido Gallusi. È da allora che si dedica alla cura dei bambini nel campo dell’Ortodonzia e della Clinica Pedodontica. La sua attività scientifica si è concretizzata in oltre 200 pubblicazioni e nella partecipazione come relatore o chairman a numerosi congressi, anche a livello internazionale.
Professore Ordinario di Malattie Odontostomatologiche e Direttore della Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi dell’Aquila, dal 2002 il professor Marzo è anche Direttore Responsabile della rivista European Journal of Paediatric Dentistry (a oggi unica rivista italiana a tiratura internazionale con Impact Factor), l’organo ufficiale della SIOI, la società scientifica che ha appena tenuto un importante
congresso presso l’Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli, nell’Isola Tiberina a Roma, dal titolo: “Argomenti di odontoiatria pediatrica: dalla prevenzione alla terapia”.
Professor Marzo, com’è giunto a occuparsi di odontoiatria infantile?
Mi sono laureato in Medicina all’Università di Bologna e frequentando la Clinica Odontoiatrica mi sono subito reso conto di quanto fosse interessante l’odontoiatria, che allora però non godeva della considerazione che ha oggi. È stato poi grazie al professor Guido Gallusi, che mi ha insegnato l’amore e la passione per questo mestiere, che ho deciso di abbracciare l’odontoiatria pediatrica, una branca che mi entusiasmava per diverse ragioni, ma anche perché mi piaceva l’idea di dovermi occupare di una struttura in divenire, dello sviluppo armonico della bocca sino all’età adulta.
Un percorso professionale che l’ha condotta alla presidenza della SIOI…
Sì, ho questo onore. Dopo 14 anni trascorsi come tesoriere della Società Italiana di Odontoiatria Infantile, un lungo periodo iniziato nel 1995 quando il professor Gallusi era diventato presidente, i soci hanno ritenuto di assegnarmiquesto compito che sto cercando di portare avanti al meglio delle mie possibilità, con passione.
Qual è oggi la sua maggior preoccupazione come presidente della SIOI?
Quella dell’accesso alle cure, un problema che le condizioni economiche attuali di molte famiglie rende ancor più urgente rispetto al passato. Chi si occupa di odontoiatria infantile deve cercare di venire incontro alle esigenze delle fasce più deboli, affinché i bambini non siano penalizzati. Ma anche spiegare ai genitori che la prevenzione è un investimento sul futuro. La bocca è come un palazzo che ha bisogno di fondamenta solide per non crollare. Curarla sin dalla più tenera età consente al bambino di raggiungere l’età adulta in salute. Per questo è importante intercettare i problemi allo stato nascente.
Qual è il livello di sensibilità, ma anche di conoscenza delle problematiche odontoiatriche, tra i pediatri italiani?
Questo è il punto principale, la questione che mi sta più a cuore e che vorrei caratterizzasse anche la mia presidenza: capire cosa c’è
ancora da fare. Già venticinque anni fa la SIOI aveva individuato nel pediatra l’interlocutore privilegiato, dato che non tutti i bambini vanno dal dentista, ma tutti però si recano dal pediatra. In passato purtroppo le problematiche odontoiatriche erano sottovalutate da questi specialisti che oggi però mostrano maggior attenzione, anche se c’è ancora molta strada da fare. Per questa ragione, proprio all’indomani della mia elezione a presidente della SIOI, ho firmato un accordo con la FIMP, la Federazione Italiana Medici Pediatri (associazione che conta circa 6 mila iscritti, la più importante in Italia), al fine di stimolare la sensibilità e la conoscenza attraverso momenti di incontro e di formazione. Alcuni nostri relatori sono già stati ospiti al congresso nazionale della FIMP, mentre per i prossimi mesistiamo organizzando altri incontri sempre finalizzati a far crescere il livello di competenza, ma anche la sensibilità ai temi legati alla prevenzione.
A proposito, la prevenzione è sufficientemente sviluppata nel nostro Paese?
Negli ultimi vent’anni è stato fatto molto, anche dal punto di vista culturale. Basti pensare che un tempo si credeva che i denti decidui non andassero curati, così si aspettava l’età adulta per intervenire. Oggi non è più così. E devo dire che l’Università in questo ha giocato un ruolo molto importante, così come i maestri stessi della pedodonzia, i professori Gallusi, Caprioglio, Falcolini, solo per citarne alcuni, persone che hanno
saputo diffondere la cultura della prevenzione. Ovviamente c’è ancora da fare, perché in questo ambito non si finisce mai. Probabilmente oggi la sfida è quella di riuscire a portare gli stessi risultati in termini di indice DMFT, che in Italia si avvicina molto a quello dei Paesi più virtuosi, anche tra gli immigrati che rispetto alla prevenzione sono come eravamo noi trent’anni fa.
Per far questo ogni occasione è buona, dalla scuola, che continua a essere un ambito presidiato, al pediatra di famiglia che a mio avviso rappresenta il perno fondamentale.
Qual è il profilo tipo dell’odontoiatra che si avvicina oggi a questa affascinante branca?
Quello di un giovane con una predisposizione particolare nei confronti dei bambini, perché l’approccio con il piccolo paziente non può mai essere di tipo meccanicistico.
Solitamente le cose da fare in bocca a un bambino non sono mai particolarmente complicate: la difficoltà sta nel poterle fare. Per questa ragione è necessario curare in modo particolare l’aspetto psicologico della relazione. Credo che l’odontoiatria pediatrica sia destinata a crescere.
Se consideriamo che la SIOI solo pochi anni fa aveva circa 500 iscritti e quest’anno, grazie a un boom di iscrizioni, abbiamo superato la soglia dei mille, per il futuro possiamo ben sperare.
Cosa può insegnare, sul piano della relazione medicopaziente, l’odontoiatria infantile ai colleghi che trattano soprattutto gli adulti?
Sicuramente qualcosa sull’importanza della relazione. Anche nell’adulto la problematica psicologica è importante perché è necessario che il paziente, oltre ad avere delle terapie adeguate, abbia fiducia nel proprio dentista, in modo che anche l’operatore sia facilitato nel poter praticare le giuste cure. Tuttavia, non va sottovaluto neppure un altro aspetto: non dimentichiamoci che un bambino approcciato nella giusta maniera diventa un buon paziente da adulto, mentre sovente, nella paura degli adulti, si nasconde proprio un’esperienza infantile traumatica. Dunque i due piani sono in qualche modo collegati tra loro.
A suo avviso, ci sarebbe bisogno di più odontoiatria pubblica in Italia?
Sì, anche se è già stato fatto molto anche in questa direzione.
Esistono eccellenti strutture pubbliche, anche universitarie, che si occupano di odontoiatria pediatrica. La speranza è che ne possano nascere di altre per rendere più accessibili le cure alle grandi masse, e non solo in ambito infantile, cioè alle persone che non frequentano gli studi odontoiatrici, non per mancanza di cultura, ma per ragioni economiche.
Per concludere, quali sono i prossimi appuntamenti della SIOI?
A novembre – è segnalato anche nel nostro sito web (www.sioi.it) dove è possibile reperire informazioni più dettagliate – a Genova ci sarà un’interessante congresso internazionale sull’uso del laser nell’odontoiatria pediatrica, organizzato insieme all’Università di Genova e all’International Academy of High Tech. Poi, è in preparazione una serie di altri eventi anche a carattere regionale che culmineranno, nell’ottobre 2013, col congresso nazionale della SIOI.