Assicuriamo ai nostri figli un futuro sorridente

pubblicato sull’ inserto Salute di “Sorrisi e canzoni” e “Chi”
ottobre 2012

preoccuparsi della salute dei loro denti non è solo una questione estetica, ma anche una giusta forma di prevenzione per evitare complicate patologie una volta diventati adulti. e intervenire quando è necessario.

Preoccuparsi dei denti fin da quando si è bambini è una buona regola che soprattutto i genitori dovrebbero tenere a mente per i loro figli. È, infatti, la forma di prevenzione migliore per evitare che, una volta raggiunta la maturità, ci si veda costretti ad affrontare complicate patologie. Fondamentale, in questo senso, è il ricorso all’apparecchio, ovviamente qualora ci siano le condizioni che lo richiedano. Ne è certo il professor Giuseppe Marzo, presidente della Società italiana di odontoiatria infantile, nonché direttore della Scuola di specializzazione in ortognatodonzia dell’Università dell’Aquila.
«Spesso si pensa che l’apparecchio serva quasi esclusivamente per risolvere problemi di natura estetica: è un errore.
In realtà, usato in giovane età è un eccellente strumento che pone le basi per avere una bocca in ordine anche da adulti».

Perche’ agire subito

Il motivo per cui è consigliabile intervenire il prima possibile è presto detto: «Negli anni della crescita è più facile indirizzare il percorso di sviluppo del cavo orale.
L’equazione è semplice: più veloce è lo sviluppo, più rapida è la modifica. In questo periodo della vita l’ossatura, infatti, non si è già completamente assestata e di conseguenza la correzione di un eventuale problema risulta assai meno ostica.

Inoltre, tenete presente che parlando di bocca la cosiddetta “età adulta” arriva molto precocemente. Superata quella barriera, è possibile solo porre rimedi. Mentre prima riusciamo ad avere cure veramente risolutive».

Apparecchio mobile o fisso?

Come tutti sappiamo esistono due tipologie di apparecchi: quelli mobili (detti anche «funzionali e ortopedici») e quelli fissi.

«I primi servono a migliorare la situazione delle arcate dentali e delle ossa delle mascelle.
Grazie a viti, molle e archi, costringono i denti a movimenti precisi e limitati: lo scopo è di creare un equilibrio all’interno della bocca, sia dal punto di vista funzionale che da quello estetico. Vengono utilizzati per la correzione delle malocclusioni».
Diversa, invece, è l’azione dell’apparecchio fisso: «Che è invece concentrata sui movimenti dentali. Serve, infatti, per curare il disallineamento e spostare i denti in una direzione ben precisa, secondo il programma dell’odontoiatra».

Si comincia a sette anni

Se la prima visita dal dentista andrebbe fatta già verso i 3 o 4 anni e in assenza di problemi particolari («Un aspetto che abitua il bambino a non considerare il medico come qualcuno da temere: vedrete che da grande diventerà un ottimo paziente!»), di solito per indossare un apparecchio si attendono i 7 anni: «In genere il primo trattamento avviene con un apparecchio mobile e nei casi meno gravi può essere già decisivo per risolvere la patologia in modo definitivo. Qualora, invece, la situazione sia più complessa, dopo un periodo iniziale che deve terminare entro i 12 anni (scegliendo la durata più adatta per il singolo paziente) può essere necessaria un’ulteriore rifinitura con l’ortodonzia fissa.
In questo scenario la prima fase (quella che va dai 7 ai 12) è necessaria per preparare il sistema bocca al successivo intervento mirato».

l’apparecchio fisso solo dopo i 13 anni

«Sull’utilizzo dell’apparecchio fisso esistono due scuole di pensiero. Io faccio parte di coloro che ritengono sia meglio prescriverlo una volta superati i 13 anni, cioè quando è già apparsa completamente la dentizione definitiva.
Ci sono alcuni colleghi, però, che pensano sia utile anche prima. Sono due posizioni differenti, ma una non esclude l’altra».

Morso crociato e seconda classe

Ma quali sono le patologie più frequenti in età pediatrica? «Sicuramente uno dei problemi che più spesso riscontriamo nei bambini è quello del cosiddetto “morso crociato” (più comunemente noto come “morso inverso” ndr).
È una discrepanza tra l’arcata superiore e quella inferiore che risulta leggermente più sporgente. Altra situazione molto ricorrente è quella della “seconda classe”: in questo caso a essere più sporgente del normale è l’arcata superiore. In entrambe le opzioni il percorso terapeutico parte dall’apparecchio funzionale e ortopedico, per proseguire, se necessario, con quello fisso. Possono poi coesistere altre patologie come, per esempio, i denti sovrannumerari o le anchilosi dentali (un’anomala calcificazione del legamento paradontale): in questo caso bisogna effettuare altre terapie, come l’estrazione, non necessariamente legate all’uso degli apparecchi».

Diastema un problema estetico

Negli anni dell’infanzia non va invece visto come un problema il diastema, vale a dire la separazionen degli incisivi superiori.
«Qualche volta viene erroneamente indicato come una malocclusione: questo invece è nulla più che un problema estetico.
Tanti bambini hanno effettivamente forme di diastemia, ma in realtà non c’è da preoccuparsi: il più delle volte con il cambio dei denti da latte, i canini definitivi esercitano una pressione sugli incisivi.
E l’inestetismo viene risolto “naturalmente”».

Quali sono i rischi se non si fa nulla per tempo?

«È un po’ difficile generalizzare, perché sarebbe meglio partire sempre da un caso specifico.
Diciamo che una malocclusione non curata può provocare per esempio problemi di postura o di masticazione. Oppure ancora, per chi soffre del problema di “sovraffollamento” la probabilità di avere carie ricorrenti o paradontiti diventa più elevata. Insomma niente di tragico o di irreparabile.

Certo è che, facendo una giusta e corretta prevenzione, grazie all’apparecchio questi fastidi sono ampiamente evitabili»..

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